Sul litorale adriatico, da Molfetta a Monopoli negli ultimi mesi, pescatori e cooperative ittiche hanno cominciato a segnalare cambiamenti anomali nei fondali e nella quantità di alcune specie che popolano l’area.
“I racconti – spiega Erminio di Nora, responsabile UNCI Agroalimentare Unione Nazionale Cooperative Italiane e Coordinatore Copagri Confederazione Produttore Agricoli e già Consigliere del Ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia – parlano di reti vuote, bucate, strappate troppo in fretta e catture sempre più scarse di quei pesci che un tempo garantivano equilibrio e sostentamento a centinaia di famiglie : alici e alici salate e lavorate secondo le tradizioni delle differenti realtà.
Perché accade questo? Non sono un biologo ma certamente una persona che vive il mare e con i pescatori dal 1994 ho attraversato gli innumerevoli cambiamenti decisi troppo spesso frettolosamente e senza programmi di una effettiva riconversione con sistemi meno impattanti.
Personalmente ritengo che con il ritiro delle reti derivanti senza attuare una reale politica di riconversione e cattura di tonni e pesce spada si è arrivati a creare uno squilibrio dell’ecosistema marino, una disparità tra grande e piccolo, e coloro che hanno sempre vissuto della trasformazione delle alici e delle sarde oggi si ritrovano con cianciole che catturano fino a 30 casse invece delle 200/300 di un tempo. Troppo poche per sopravvivere.
Allo stesso tempo i pescatori professionali, piccola pesca e reti da posta in generale, si trovano le reti letteralmente “bucate” lì dove dovrebbero esserci totani, sgombri, calamari, merluzzi, gamberi, ecc…
Le catture di pesce azzurro sono in netto calo, e questo impatta direttamente sulle economie costiere e sulla biodiversità dell’area.
Le marinerie locali temono di dover assistere a scenari già visti con i cinghiali in campagna: abbattimenti selettivi per riequilibrare una situazione ormai fuori controllo.
Purtroppo i pescatori vengono definiti troppo spesso “sentinelle del mare” che però quasi nessuno ascolta perché effettivamente le decisioni di un Governo potrebbero cozzare con gli interessi delle lobbie delle industrie del pesce.
Si sta andando verso la distruzione della pesca professionale e in particolare delle rezzelle, reti da posta, nasse, e di tutti quei sistemi selettivi che la Ue ha sempre “imposto” attraverso leggi e leggine”.