INCONTRO CON STEFANO BENNI

Il celebre scrittore italiano è stato ospite ieri presso l'auditorium San Paolo (zona Cavoni). E' stata l'anteprima del festival "Tutti i colori del libro"

Emozionante e affollato incontro, ieri, con Stefano Benni all’auditorium San Paolo (zona Cavoni), a Frosinone. L’evento, organizzato dalla libreria Ubik, ha segnato l’anteprima del festival "Tutti i colori del libro" che si terrà dal 19 al 22 giugno a Frosinone, con ospiti del calibro di Maurizio De Giovanni, Giulio Scarpati, Selvaggia Lucarelli, Licia Troisi, Irene Cao, Stefano Sgambati, Stefano Piedimonte e Geronimo Stilton (solo per nominarne alcuni). Stefano Benni ha parlato del suo ultimo libro, “Pantera”: “I personaggi sono per metà visioni, per metà invenzione. Borges, ad esempio, l’ho conosciuto veramente”. E poi c’è l’io narrante, giovane tuttofare, c’è la varia umanità che popola la sotterranea Accademia dei Tre Principi, e c’è Pantera, una ragazza che si è lasciata il dolore alle spalle (perché, come ha spiegato Benni, l’adolescenza può riservare dolori seri e profondi) e che, un giorno, non esita a sfidare i frequentatori della sala, mostrando un talento fuori dal comune. Pantera si costruisce una fama di giocatrice di biliardo eccezionale, finché l’eco delle sue gesta non arriva a Jones, giocatore fortissimo, inglese, con cui ingaggerà uno scontro alla pari, come se fossero due divinità in lotta per qualcosa di più che una vittoria al tavolo da biliardo. Tantissimi i libri autografati e le foto scattate insieme ai lettori. “Le donne coraggiose si scontreranno sempre con altre donne, ma soprattutto con gli uomini, e non solo nel biliardo”, ha detto Benni. “Quando si sceglie un ragazzo come io narrante, la difficoltà maggiore sta nel non farne una caricatura. La serietà dei 15 anni è qualcosa di forte ed energico. Per non misurarsi fino in fondo con questo elemento, gli adulti tentano di ridurre i ragazzi a degli stereotipi. A 15 anni io ero una persona complessa, sincera e stupida. Quel senso di avventura e anche quella stupidità mi sono rimasti da scrittore. La comicità? È difficile. È complicato tenere insieme i meccanismi di una narrazione, è come dirigere un’orchestra. Io posso riscrivere 50, 60 volte una pagina. In ‘Pantera’ il mio lato comico non è venuto fuori, magari nel prossimo libro sarà così. Mi piacerebbe però essere letto in tutte le mie forme, non solo come autore comico: ho scritto 22 libri! Il prossimo libro potrebbe essere una raccolta di racconti dell’orrore, alcuni dei quali comici. Poe, il mio maestro, per esempio, ha scritto racconti divertentissimi. Era un vampiro ma anche un clown. È bello far ridere la gente, sentirne le risate in teatro e non quelle finte della tv". E ancora: "Non è cambiato il mio rapporto con la scrittura. È cambiato il mio senso di responsabilità. Prima scrivevo per piacere e basta, ora non più. Non ho voglia di sprecare le parole. Ne vedo sprecate tante ogni giorno e mi fa rabbia: dietro le parole ci dovrebbe essere sempre un sogno, un’idea".