La breve dichiarazione di Franco Fiorito all'uscita dalla prima udienza per l'accusa di peculato

E' inziato questa mattina il processo che vede implicato Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, accusato di peculato. Arrestato il 2 ottobre scorso e agli arresti domiciliari nella casa materna ad Anagni dal 27 dicembre, Fiorito è arrivato al Tribunale di piazzale Clodio, dopo le 9, accompagnato da uno borse di lusso repliche online dei suoi legali, per la prima udienza del dibattimento con il rito abbreviato, che è durata due ore a porte chiuse. All'uscita dalla seduta con il Gup l'ex consigliere regionale ha rilasciato una breve dichiarazione non sbilanciandosi: "Non posso parlare, i giudici mi hanno vietato di farlo. I mesi in carcere sono stati durissimi, si sta meglio ai domiciliari". Uno sguardo poi alla bagarre politica pre elettorale cui afferma di non prestare attenzione vista la situazione in cui si trova coinvolto: "Non penso in alcun modo alla campagna elettorale ma se sarà ristabilita la verità sono pronto a tornare". Ricordiamo che l'accusa insiste sul fatto che Franco Fiorito si sia appropriato illecitamenti di circa un milione e mezzo di euro destinati invece al gruppo consiliare alla Regione. Intanto è stata ammessa come parte civile la Regione Lazio, assistita dall'avvocato Francesco Scacchi. Il gup, Rosalba Liso, si è poi riservato sull'analoga richiesta del Codacons e del gruppo Pdl. Nella prossima udienza, il 21 febbraio, si deciderà anche se accogliere la richiesta di rito abbreviato subordinato alla testimonianza di tre persone e sulla richiesta di patteggiamento di Bruno Galassi e Pierluigi Boschi, addetti alla segreteria di Fiorito, che devono rispondere dello stesso capo d'accusa. Fiorito, presente in aula, resterà agli arresti domiciliari poiché i suoi difensori, Carlo Taormina ed Enrico Pavia, non hanno presentato istanza di scarcerazione. Un'altra udienza è già stata fissata per il 28 marzo.