POCO OSPEDALE E TANTE POLEMICHE

La massima assise convocata per il "dramma" del nosocomio si trasforma in vera bagarre. Il caos delle dimissioni presentate e subito ritirate

Doveva essere un consiglio comunale per parlare dei problemi dell'ospedale di Anagni e si è invece tramutato in una barbarie politico-democratica. Dimissioni date e poi ritirate, insulti, urla, risa nonostante le complessità dell'argomento da trattare e il tutto davanti a una folta rappresentanza di cittadini tutt'altro che inclini ad assistere inermi a quello che pè stato uno spettacolo indegno della civile democrazia. Andando per ordine il primo a prendere la parola è stato il sindaco Carlo Noto che ha letto le comunicazioni giuntegli dalla Asl in merito alla trasformazione del pronto soccorso del nosocomio anagnino in punto di primo intervento. Una decisione che di fatto, nonostante la sentenza del Tar del Lazio che sospendeva almeno fino al 4 dicembre la decisione di chiusura del presidio, sancisce la "morte" dell'ospedale di via Onorato Capo. A questo ha fatto poi seguito la comunicazione di volersi recare, insieme ad altri sindaci, negli uffici Asl per parlare con i responsabili che avevano disatteso l'invito a recarsi nella città dei papi per trovare una soluzione. Dopo l'intervento di un cittadino operante nel nosocomio è arrivato il colpo di scena che ha "spaccato" la massima assise. Il consigliere di minoranza Aurelio Tagliaboschi ha infatti mostrato un foglio in cui i consiglieri si dimettevano per protestare contro il taglio del presidio anagnino chiedendo ai colleghi di maggioranza di fare altrettanto. Attimi di smarrimento tra la maggioranza con Paolo Cortina, Alessandro Cardinali, Antonio Di Giulio, Danilo Tuffi, Alfredo Cicconi, Vincenzo Ciprani e Simone Pace che alla fine pongono la propria firma. Una decisione degna di plauso se non fosse che pochi minuti dopo ecco spuntare il ritiro delle stesse dimissioni da parte dei firmatarii di maggioranza. Da lì il finimondo. Naturale la reazione della gente presente nella sala della Ragione, urla, fischi e insulti all'indirizzo di una maggioranza agl'occhi dei cittadini insensibile ai problemi del popolo. Una situazione che si è protratta a lungo con i richiami da parte del presidente del Consiglio, Marco Cesaritti, alle forze dell'ordine per placare la platea. Una situazione in cui si è perso di vista l'obiettivo reale della convocazione del consiglio comunale straordinario e in cui a rimetterci sono stati comunque i cittadini che oltre ad aver ricevuto ben poche rassicurazioni hanno visto crescere il proprio disagio e la propria rabbia. [DOLO]