RIORDINO DELLE PROVINCE: "UN ABORTO GIURIDICO"

Scalia e Ottaviani intervengono sulla decisione del Governo

“Noto con favore che non sono più il solo a sostenere l'interpretazione del decreto del Governo Monti sul riordino delle Province per cui sono da ritenersi salve sia la provincia di Frosinone che il suo capoluogo”. A dichiaralo il consigliere regionale del Pd, Francesco Scalia, che raccoglie positivamente la tesi illustrata da Valerio Tallini, docente di Diritto costituzionale, secondo il quale, proprio come sostenuto da Scalia, la Provincia di Frosinone avendo tutti i requisiti richiesti dalla legge, non è oggetto di riordino e che per tale ragione non rischia la perdita del capoluogo di Provincia. “Il fatto che uno studioso esterno - continua Scalia -, non condizionato dalla necessità di assumere difese di parte, dia la stessa mia interpretazione della normativa concernente il riordino delle Province, credo dovrebbe imporre a chi, come Iannarilli e Ottaviani, ha il compito istituzionale di difendere il nostro capoluogo, di non liquidarla con supponenza, così come avvenuto sinora. Ho condiviso l'iniziativa che il sindaco di Frosinone ha assunto in sede di Cal affinché questo organismo non esprimesse il proprio parere in ordine al riassetto delle provincie del Lazio. Si è così tolto al Governo l'unico appiglio per sostenere la legittimità costituzionale del proprio decreto. Infatti, l'art. 133 Cost. prevede che le circoscrizioni provinciali possano essere modificate solo su iniziativa dei comuni; il Governo ha tentato di sopperire alla mancanza di iniziativa dei comuni con il parere del CAL, parere che nel caso del Lazio non è intervenuto. Epperò - conclude - fin tanto che la Corte costituzionale non ci avrà dato ragione (e comunque in caso di rigetto del ricorso della Regione) credo sia necessario sostenere in tutte le sedi deputate la corretta interpretazione del decreto Monti, in ragione della quale non si può sopprimere una provincia che ha i requisiti minimi fissati dal Consiglio dei Ministri (Frosinone) e salvarne un'altra (Latina) che quei requisiti non ha. E' di tutta evidenza, infatti, che è il capoluogo ad identificare la Provincia, a meno che non si voglia accettare il paradosso di avere la “Provincia di Frosinone” con capoluogo a Latina”. Dar par suo il sindaco di Frosinon, Nicola Ottaviani, non lesina critiche dure alla decisione del Governo: "Il decreto legge partorito dal Governo, se convertito, si tradurrà in un aborto giuridico senza precedenti. In un solo colpo è stata cancellata la storia secolare di oltre quaranta provincie italiane e, soprattutto, di quaranta capoluoghi italiani, senza uno straccio di studio economico-sociale, per valutare le conseguenze catastrofiche sui territori locali. Entro un anno, rischiano di chiudere centinaia di uffici pubblici, come Prefetture, Questure, Commissariati, Comandi delle forze dell’ordine, Aziende sanitarie locali: tutti enti che, comunque, hanno generato fino ad ora una quota cospicua di prodotto interno lordo nelle nostre comunità locali, che si tradurrà nella perdita di ulteriori posti di lavoro anche nell’indotto privato, inevitabilmente legato alla sopravvivenza delle sedi istituzionali ora soppresse. La situazione di Frosinone, sia come provincia, sia come capoluogo, è addirittura paradossale, in quanto pur avendo i requisiti di estensione territoriale e di popolazione per garantire l’autosufficienza, sarà soppressa a seguito dell’assenza degli stessi requisiti per la Provincia di Latina. Patroni Griffi, ministro della Funzione pubblica e Castiglione, presidente dell’Unione Provincie italiane, non credano che la partita sia finita qui, calpestando i più elementari precetti della nostra Costituzione e, primo tra tutti, l’articolo 133 che prevede la riserva di iniziativa a favore dei Comuni per ogni ipotesi di riassetto delle Province, contrariamente a quanto avvenuto nella follia legislativa di questi giorni. Non escludiamo forme di protesta di forte impatto sociale, come sit-in o occupazioni pacifiche dell’ingresso di Palazzo Chigi, il giorno fissato per la conversione del decreto legge, con la divulgazione dei nominativi di quei parlamentari eletti nei territori interessati dalla soppressione dei capoluoghi, che si apprestano a tradire i doveri minimi nascenti dal loro mandato, al prezzo di una ricandidatura a primavera, gentilmente concessa dalle segreterie dei rispettivi partiti".