LAZIOGATE, ARRESTATO FRANCO FIORITO

Secondo la procura c'è il rischio di fuga e di reiterazione del reato. Lui si difende "Sono innocente, meglio in cella che in Regione"

Sono scattate le manette per l'ex capogruppo Pdl della Regione Lazio Franco Fiorito, accusato dalla procura di Roma del reato di peculato e da quella di Viterbo per falso. Gli agenti del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della procura della Repubblica. Oltre questo i finanzieri hanno intrapreso diverse perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici di Fiorito. L'ordinanza annovera tra i motivi dell'arresto il pericolo di fuga e inquinamento delle prove e il pericolo di reiterazione del reato: "Concreto ed attuale è il pericolo che Fiorito possa tornare a compiere, se in libertà, delitti contro la pubblica amministrazione. Continua a ricoprire la qualifica di pubblico ufficiale, come anche a disporre del denaro pubblico" è quanto si legge nell'ordinanza. Inoltre ci sono anche una caldaia per la villa al Circeo e una Jeep acquistata durante l'emergenza neve a Roma tra le spese effettuate da Fiorito con i fondi del gruppo Pdl. Pm e finanzieri hanno accertato che Fiorito ha acquistato il 13 febbraio scorso (nei giorni in cui Roma era alla prese con una storica nevicata) una Jeep per un valore di 35 mila euro. Inoltre la villa al Circeo, acquistata per 800mila euro, sarebbe stata pagata con i fondi del Pdl. Il gip scrive "Gli ingenti trasferimenti di denaro del gruppo Pdl a favore dei conti correnti personali di Fiorito e i vari prelievi, anche per contanti, dallo stesso effettuati sui conti del gruppo Pdl rendono verosimile ritenere che la provvista utilizzata per pagare l'intero prezzo della villa sia comunque proveniente dai delitti contestati. Frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl sono stati ritrovati nel tritacarte e nella pattumiera dell'abitazione". Per il gip Stefano Aprile l'ex capogruppo del Pdl ha utilizzato, in particolare, alcune fatture per "formare dossier riguardanti i suoi più diretti avversari politici nell'ambito del Gruppo consiliare e consegnarli agli organi di informazione". Il gip nell'ordinanza di custodia cautelare scrive che la fattura riguardante una prestazione effettuata dal Gruppo consiliare, e per la quale sta indagando la procura di Viterbo, è "correttamente pagata per l'importo originario e non per quello alterato e che l'intera documentazione era nella disponibilità di Fiorito. Fiorito o i suoi correi hanno alterato la fattura regolarmente saldata e l'hanno consegnata alla stampa per avviare la campagna di fango". Sono 193 i bonifici, per 1,380 milioni di euro, finiti sui conti di Franco Fiorito. Secondo i pubblici ministeri la somma è stata sottratta dal conto del gruppo Pdl. Complessivamente Fiorito ha movimentato, in due anni, 6 milioni di euro. Secondo questi non corrisponde al vero che Fiorito avesse diritto a triplicare la propria disponibilità di fondi in base al cumulo delle cariche. In virtù di questa cumulabilità Fiorito percepiva 300mila euro l'anno, oltre lo stipendio, perché capogruppo e presidente commissione. Da parte sua l'ex capogruppo regionale del Pdl non si arrende alle decisioni dei giudici. In un'intervista telefonica rilasciata all'Ansa le affermazioni dell'indagato sono decise: "Urlo forte la mia innocenza. Per difendermi punterò sulla verità. Mi devono prendere le impronte digitali e poi fare la foto segnaletica. Non ho paura del carcere sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in Regione e nel partito. Anzi. L'ordinanza - ha proseguito Fiorito - si basa su un ipotetico pericolo di fuga e sul fatto che essendo ancora consigliere e presidente della commissione Bilancio potrei reiterare il reato: ma consiglio e commissione sono ufficialmente sciolti. Di certo non mi aspettavo di essere arrestato, e non credo che sia giusto”. Combattivo anche Carlo Taormina, legale di Fiorito: “Si aspettava e si temeva per la pressione dell'opinione pubblica e per il dibattito che è nato. L'arresto di Fiorito per l'ipotesi di peculato non è pertinente. C'è una giurisprudenza che dice che quando questo denaro pubblico entra nelle tasche di un partito, piaccia o non piaccia, diventa denaro privato. Inoltre, se hanno arrestato Franco Fiorito, mancano all'appello gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio. Noi abbiamo avuto un interrogatorio dove abbiamo depositato tutti gli atti. Pericoli di fuga non ce ne sono mai stati, per cui sotto tutti i profili, parlando di esigenze cautelari per l'arresto, queste non c'erano”.