Grano tenero, grano duro, orzo e triticale da oggi potranno essere tracciati a partire dal seme grazie al nuovo disciplinare “Seme di Qualità”. Gli agricoltori italiani avranno così accesso online ai dati sulle caratteristiche delle sementi che acquistano e che sono alla base di alcune delle colture più strategiche del Made in Italy.
Il disciplinare “Seme di Qualità” è stato elaborato da CONVASE – Consorzio per la valorizzazione delle sementi, che riunisce 23 aziende che rappresentano il 40% della produzione nazionale di sementi certificate di cereali a paglia. Il supporto che Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Copagri e Alleanza delle CooperativeAgroalimentari hanno riconosciuto al progetto testimonia la necessità di poter disporre di uno strumento che in maniera trasparente fornisca dati utili per un uso agronomico ottimale delle sementi e la produzione di raccolti di elevata qualità.
Il progetto è stato presentato oggi a Roma alla presenza dei Presidenti delle citate organizzazioni dei produttori e delle cooperative agricole e di Assosementi, l’Associazione che riunisce le aziende sementiere italiane, che riconoscono nel progetto un valido strumento per valorizzare le produzioni nazionali e per gettare le basi di una futura fattiva collaborazione nel settore agricolo.
In Italia sono Puglia, Sicilia ed Emilia Romagna le regioni maggiormente interessate alla coltivazione di grano duro, grano tenero e orzo. Nel 2019 le superfici produttive per queste tre colture sono state di 2 milioni di ettari, per una produzione di 7,7 milioni di tonnellate, facendo registrare un calo rispetto ai dodici mesi precedenti di oltre il 3% (dati ISTAT). Parallelamente anche l’uso di seme certificato per queste specie fondamentali per il nostro sistema produttivo e per le nostre produzioni tipiche sta registrando contrazioni significative anno dopo anno. Un esempio è il caso del grano duro, punto di partenza di un simbolo del nostro agroalimentare come la pasta, dove si assiste all’impiego di seme non certificato per oltre il 50% delle superfici (elaborazione Assosementi su dati ISTAT, 2019). Una situazione che si riscontra anche per altre colture cerealicole, dal grano tenero all’orzo, con il risultato di non poter garantire la piena tracciabilità delle produzioni. Ciò ovviamente comporta una involuzione dell’intero sistema produttivo che vede ridursi costantemente la disponibilità di materiali innovativi e perde quindi in competitività registrando, al tempo stesso, crescenti problematiche di tipo sanitario: “Ragionare in un’ottica di filiera e di sistema, partendo dal seme e dalla qualità, è fondamentale per andare a valorizzare le tante peculiarità e varietà della nostra agricoltura, al fine di ottenere produzioni capaci di adattarsi ai diversi areali del Paese e alle mutate condizioni climatiche, con un occhio al reddito e alla valorizzazione del prodotto finito; è per questo che come Copagri abbiamo da subito aderito convintamente al progetto della certificazione del ‘seme di qualità’”, ha detto il presidente di Copagri Franco Verrascina.