Sviluppo locale per nuove opportunita' - 8 e 9 Novembre a Bruxelles

Il documento programmatico della due giorni promossa dalla Cooperativa ELP, l'Istituto Santi, Copagri Frosinone e Latina e Cia Rieti

Sviluppo locale per nuove opportunita'  -  8 e 9 Novembre a Bruxelles

Lo sviluppo locale, l’idea di fare sistema, di costruire reti e avviare dinamiche dal basso e moltitudinarie – sia in termini economici che sociali – rappresenta il necessario passaggio per rafforzare e dare prospettiva ad un territorio, andando oltre l’onnipresente rischio di una lettura “ad escludere” e di difesa. Ragionare in termini di muri nel mondo globale è l’ennesima parodia di una politica che insegue – o segue – logiche e letture parziali e dimensioni specifiche.

Ma l’unica risposta all’esclusione, alle letture di interesse – che sul lungo periodo rischiano di tramutarsi in sabbie mobili e trappole, sia per la piccola imprenditoria sia per quell’uguaglianza sociale che rappresenta la condizione base per un reale percorso di crescita – è rappresentata dalla capacità di essere “nota armonica nello spartito europeo”. Soggetto Territorio che trova energia in termini endogeni e dalla capacità di costruire relazioni, ottimizzando l’enorme potenziale che la UE rappresenta (sia in termini finanziari che relazionali). E – chiave di lettura cardine nella ratio di quest’incontro – quando parliamo di potenziale non possiamo tradurlo in termini “di occasioni possibili”, ma di strategie da definire e scelte da costruire e praticare in un processo decisionale e bottom up che ribalti quella logica assistenzialista e “a chiamata” che troppe volte caratterizza gli enti locali e gli organismi intermedi pubblici e privati.

Questo percorso e questa “innovazione sociale, culturale ed economica” passano necessariamente attraverso il rafforzamento del capitale umano, dei paradigmi di sviluppo e di tutte le pieghe e delle potenzialità che di cui il territorio è dotato. E la condizione necessaria è una relazione tra nessi, tra soggettività, tra attori interni da un lato e tra territori europei dall’altro: costruzione che richiede “infrastrutture, snodi e corpo sociale; ma anche, contestualmente, carburante e possibilità, nonché l’imprescindibile relazione con le istituzioni – dal locale a Bruxelles – in un “tavolo virtuale e permanente di sviluppo locale”

Questa condizione, questo equilibrio dinamico, può essere esclusivamente frutto di una “dialettica continuativa e costituente”, in cui “fare economia, ossia costruire le condizioni in cui e per cui la dimensione imprenditoriale, sociale ed associativa possa sopravvivere”, sia complementare alla fase di analisi, strategia, proposizione e sviluppo progettuale mediante una “relazione continuativa tra istituzioni ed attori territoriali”, in un processo di rafforzamento e ribaltamento dei processi di governance.

Tutto ciò richiede momenti come quello che andremo a costruire tutti insieme a Bruxelles, in un percorso che affonda le radici qualche anno fa, quando la Cooperativa ELP, ha avviato – con difficoltà, strappi e non sempre con il sorriso – ma con passione e perseveranza – un intervento, un’analisi ed uno studio sulla ruralità laziale e sullo sviluppo locale. Molti e fondamentali sono stati i compagni di viaggio di questo percorso che segna con questo tavolo di lavoro un importante momento di crescita, confronto e rafforzamento di sinergie; tra questi soggetti determinanti e necessari – con cui costruiamo questa confronto europeo – ci sono l’Istituto Santi, la Copagri Frosinone Latina e la Cia Rieti, oltre ad alcuni dei rappresentanti istituzionali e di organismi intermedi che maggiormente hanno stanno appoggiando questa indagine e questa costruzione di “una ruralità costituente; di uno sviluppo locale che sia tema centrale e strumento di crescita di tutti

quei territori non metropolitani che sono disomogenei e discontinui, ma che rappresentano una ricchezza enorme che richiede di fare sistema in termini di economia, di welfare e di governance”.

Ed è questo ragionamento sulla ruralità, sulla dimensione non metropolitana, che, in un momento cruciale come quello in cui l’Unione Europea ed i suoi singoli Stati membri stanno ragionando ed immaginando la PAC post 2020, diviene centrale.

Molte possono essere le letture, le volontà e gli interessi, il dato inconfutabile è che molto molto spesso i territori rurali vivono, si immaginano (o vengono immaginati) e costruiti attraverso il secondo pilastro della PAC; al netto di qualsiasi considerazione strategica è evidente che l’agricoltura e lo sviluppo rurale siano divenuti quanto mai cruciali e centrali per gli enti territoriali (regioni e comuni). E molto spesso rappresentano l’acqua attraverso cui innaffiare la dimensione territoriale. Alcuni Stati hanno valorizzato questo assunto, altri hanno maggiori difficoltà. Indubbiamente un dinamismo, una lettura ed un lessico comune tra territori diversi e distanti; tra territori ed istituzioni regionali, nazionali ed europee; e tra tessuto sociale, economico e territori rappresenta la condizione necessaria per costruire il post 2020 e colorare le sfumature della ruralità, dando prospettive nuove e rafforzando i punti di forza attuali.

Lo sviluppo locale come prospettiva e come strumento passa necessariamente mediante un’interpretazione non identitaria e perimetrata del territorio, e richiede il superamento di logiche concertative o di “ripartizione localistica delle economie e dei centri di potere”, che possono (ammesso e non concesso) avere una ratio sullo scacchiere nazionale, ma che divengono catene foriere di staticità e debolezza in un contesto locale che deve valorizzare ogni suo nodo. Questo richiede, chiaramente, anche una nuova lettura ed un nuovo ruolo dei soggetti associazionistici e sindacali:realtà indispensabili e vettori fortissimi in una chiave “progettuale, relazionale, nel fare sistema e nel valorizzare le individualità” che ormai è l’unica praticabile in una contemporaneità politica, sociale ed economica che non lascia più spazio a sistemi “statici e logiche clientelari. In questo senso il lavoro di Copagri sul GAL e attraverso L’Osservatore, o quanto costruito dalla Cia Rieti con l’associazione Sabina Rurale e con il rafforzamento della connessione tra sociale ed agricoltura rappresentano alcune di quelle possibilità di far crescere in termini qualitativi e quantitativi l’agricoltura ed il territorio, garantendo e valorizzando le imprese agricole non solo in termini momentanei e con appuntamenti mensili, ma con lungimiranza e, soprattutto, sfruttando tutte le potenzialità; chiaramente questo percorso, più articolato e complesso, ma elevato impatto, richiede una relazione sinergica con “le altre dimensioni” e con le istituzioni, praticando un obiettivo condiviso e di sistema, in cui non serve mettere le bandiere, ma raggiungere il risultato. E, soprattutto, non ragionando solo in termini di “utilizzo delle risorse disponibili”, ma, anche, lavorando per traiettorie innovative e cercando di incidere in fase di “costruzione”. Incidere a monte del sistema e non a valle. Anche con tale obiettivo nasce questo incontro.

Uno sviluppo locale che immagina e costruisce il territorio in una lettura e con una propensione ad uno scacchiere nazionale ed europeo, attraverso le istituzioni, ma anche e soprattutto quelle reti formali ed informali, quel patrimonio immenso che sono le relazioni e le soggettività. Gli italiani all’estero, nel nostro caso, rappresentano in termini paradigmatici questo valore. L’Istituto Santi, l’Associazione Nuova Emigrazione ed il FAIM tutto rappresentano non solo una realtà, non solo un formidabile vettore, ma anche e soprattutto un vero network, presente in moltissimi Paesi ed in grado di proporre, costruire e valorizzare percorsi e strategie di sviluppo che sono frutto di molteplici, differenti e reali chiavi di lettura dei territori. Un patrimonio di informazioni, di saperi e di relazioni già esistente – capaci di essere espressione di un vero percorso bottom up – che sappia essere impattante e qualificante.

Territori, progettualità, reti formali ed informali, sapere diffuso, dialettica continuativa tra il particolare ed il generale, sinergia sono alcuni dei punti cardine di questo appuntamento in cui con volontà e con il nostro piccolo bagaglio di esperienze, analisi e confronti praticati negli anni precedenti(e sempre coscienti della complessità del tema, delle forze limitate e senza la presunzione né di essere innovativi, né risoluti; ma solo con il desiderio di condividere un percorso cercando altri compagni di viaggio e ulteriori letture, stimoli e contributi) vogliamo condividere alcuni spunti, suggestioni sulla ruralità, e, soprattutto, partecipare ad una rete europea in cui ci si confronti sul tema dello sviluppo locale, attraverso un ragionamento sistemico ed allargato.

Facciamo questo partendo dalla difficoltà, ma con la consapevolezza della necessità, di coniugare aspetto pratico e teorico; coniugare il tempo di lavoro ed i momenti per l’analisi; trovando economie per sostenere azioni che non hanno un ritorno immediato ma che rappresentano investimento e possibilità. E non è un investimento finanziario, né per un ritorno a medio termine: è una scelta che nasce dal desiderio di autonomia ed indipendenza – condizioni quasi necessarie per praticare 1Pensiamo al convegno Ruralità del Lazio: tra rilancio produttivo dei territori ed internazionalizzazione (Roma 3 dicembre 2015); al lavoro promosso sul GAL Terre di Argil e – seppur parzialmente su GAL Aurunci e Lepini ; al lavoro quotidiano promosso sul sito www.elpcoop.it www.losservatore.it; al Laboratorio CoULTURE; il lavoro sul Distretto Culturale della Musica Popolare; il recente tavolo di lavoro del 22 settembre “Sviluppo locale per nuove opportunità”; al Festival Ta’m Terrae che è stato momento di confronto, cultura e approfondimento sul tema dello sviluppo rurale.

Traiettorie innovative e discontinuità – e che mira ad essere uno dei molteplici attori a lavorare per raggiungere quell’innovazione sociale che rappresenta una delle condizioni necessarie per praticare un nuovo paradigma in cui agricoltura, cultura, sviluppo locale, sociale, sapere diffuso siano architrave fondamentali. Siamo convinti che i territori e l’Europa, in una dialettica necessaria e valorizzante con Stato e Regioni, siano la realtà attraverso cui flussi e capitali (che siano infrastrutturali, umani o culturali) possano trovare piena espressione. Ma questo percorso richiede energie ed economia – ringraziamo il Comune d Pastena con cui e grazie a cui – abbiamo strutturato parte di questo percorso, mediante una progettualità locale su enogastronomia ed heritage, inserita nello scacchiere articolato e plurale che con vari soggettività abbiamo costruito nel tempo, ci ha permesso di immaginare questo appuntamento. Il particola ed il generale; l’economia e l’analisi; materiale ed immateriale. Chiaramente strumenti e leve in grado di garantire una sostenibilità e continuità a questo percorso ed al ruolo di innovation broker che noi, come centinaia di altri soggetti praticano davvero sui territori, oltre logiche istituite e statiche, rappresenterebbe uno strumento in grado di offrire un vero salto qualitativo a quanti cercano di costruire relazioni e progettualità mettendo in relazione e condividendo obiettivi con mondo della ricerca, istituzioni, aziende agricole, artisti ecc.. Ossia costruiscono dal basso quel sostrato che è la base e la dinamo dello sviluppo locale.

Chiaramente – e ringraziamo quanti convenuti – è fondamentale un rapporto costituente e valorizzante con le istituzioni e con quanti fanno la Politica. E per questo sarebbe auspicabile un laboratorio permanente su “sviluppo locale ed innovazione sociale” da avviare in termini sperimentali e temporanei – partecipato in fase transitoria da alcuni Stati, territori e realtà associative, della società civile ed imprenditoriale; un laboratorio in cui condividere best practice, avviare progetti e praticare nuove forme di innovazione e finanziamento.

Nel nostro piccolo con il laboratorio Grid, un rural hub aperto a Frosinone, che è anche il nostro ufficio, spazio di coworking e laboratorio culturale, in cui anziani e giovani costruiscono percorsi culturali e lavorativi in una relazione continuativa e valorizzante con il tessuto produttivo enogastronomico, artigiano abbiamo avviato questo processo; percorso ancora da perfezionare e probabilmente bellissimo solo nei nostri occhi (in quanto da noi realizzato), ma che ha la missione e la testardaggine di essere innovativo e rappresentare un luogo di proposta e di possibilità. E con la stessa determinazione abbiamo avviato, grazie all’aiuto imprescindibile degli amici dell’Istituto Santi, del COMITES e dell’Associazione Nuova Emigrazione a Bruxelles, il percorso per aprire un nuovo spazio che sia contenitore di progettualità, idee, vetrina e spazio per valorizzare il patrimonio enogastronomico in quella accezione di filiera corta che davvero offre reddito agli imprenditori, oltre le enunciazioni di circostanza e le manifestazioni di giornata. Ma questo hub nella capitale belga non può essere un punto di sbocco, ma deve rappresentare un luogo di sintesi delle esperienze territoriali artigiani, agroalimentari e culturali; un “nodo logistico” da cui far partire “beni materiali ed immateriali” che avranno visibilità e spazio a GRID e nei negozi e spazi che il network laziale offre con orgoglio. Sperando che presto anche altri territori avranno uno spazio simile, per allargare la rete e offrire stimoli e contributi.

Questa è una dei punti cardine su cui abbiamo improntato i PSL dei GAL dai cui comuni molti italiani sono emigrati nel passato; speranzosi che questo patrimonio inteso in termini futuri e di prospettiva, seppur legato intimamente al ricordo ed alla memoria, possa essere una delle traiettorie progettuali praticate con i finanziamenti. In quella costante ricerca di equilibrio tra sussistenza e prospettiva, tra lavoro ed analisi.

Le nostre esperienze e quelle praticate dai soggetti promotori di questo incontro – seppur incomplete e spesso poco incisive – sono intese a “creare sistema”, a proporre un lessico innovativo, a condividere suggestioni per una ruralità (laddove ruralità non è solo campagna, ma quella dimensione non metropolitana, che fa del rapporto tra area urbana e campagna circostante un punto di forza e qualificante) che sia strategica nel post 2020, tanto in termini di strategie delineate e praticate dalla UE – ergo volute, promosse e caldeggiate con forza e radicalità dagli Stati membri e dagli enti territoriali che li compongono. Questo punto è cruciale e non sempre interpretato e tenuto nella giusta considerazione, ma rappresenta uno dei motivi principali di questo appuntamento, poiché riteniamo importante una condivisione ed contaminazioni di idee, letture e possibilità.

Appuntamento che vuole essere un “metaforicamente un cortocircuito” volto a sottolineare l’importanza delle relazioni, degli innovation broker non “istituzionali e canonici”e, soprattutto, nel desiderio – frutto della necessità – di rafforzare le relazioni con la governance e praticare davvero quel processo di bottom up che rappresenta una condizione necessaria e non sufficiente per avviare strategie in grado di rispondere alle esigenze del territorio, a bypassare logiche di filiera e centri di potere, e costruire una cabina di regia trasversale e partecipata. Ribaltare il concetto verticistico e di “erogazione a seconda delle opportunità” è fondamentale per avviare quel percorso di sviluppo locale in grado di essere davvero di impatto; come necessario è uscire da logiche identitarie, limitanti e limitate. Allo stesso modo la composizione e la sintesi di comparti produttivi, di percorsi, di soggettività, professionalità in termini inclusivi ed in grado di proiettare il territorio su una dimensione ampia e valorizzante è altra condizione necessaria. Condizione, quest’ultima, che passa sulle reti formali ed informali, sulle progettualità condivise e su una continua contaminazione in grado di far crescere reciprocamente le soggettività partecipanti.

Per costruire tutto ciò è fondamentale dare un ruolo chiave, continuativo e di “dinamo e demiurgo, di timoniere e di scrittore” alla governance, laddove la governance non è e non può essere immaginata solo dalle istituzioni alla società, ma necessita di essere ribaltata ed accorciata – come una filiera in cui è necessario dare maggiore peso a chi è in basso – attraverso una dialettica continua, finalizzata e propositiva; plurale e tematica. Un tavolo di lavoro virtuale e permanente che sia vettore di indirizzo e d applicazione, di relazione e condivisione, ma, soprattutto, soggetto attraverso cui il processo propositivo che nasce dal basso (e che richiede precedentemente un immenso e fondamentale lavoro di confronto ed armonizzazione nei singoli territori) trovi espressione, sintesi ed implementazioni nelle realtà istituzionali. Con questo desiderio siamo venuti a Bruxelles, ribaltando, nel nostro piccolo, consuetudini e prassi, perchè la governace, le scelte e le strategie vanno costruite e praticate dal basso, quotidianamente; coscienti che le istituzioni rappresentano la dimensione necessaria per valorizzare, migliorare, analizzare e ampliare le proposte, le letture e le traiettorie. Perchè siamo parte della soluzione, non del problema.

INVITO BRUXELLES DEFINITIVO