In merito alla questione inerente le autorizzazioni sul glifosate, Agrinsieme, tramite una lettera destinata ai vari ministeri interessati, ha voluto porre nuovamente l'attenzione su questo tema:
"riteniamo opportuno porre nuovamente all’attenzione la questione legata al rinnovo dell’autorizzazione sul glifosate in relazione alle decisioni che dovranno essere assunte nelle prossime settimane a livello europeo. La Commissione Europea, come è noto, in occasione dello Standing committee on Plants, Animals, Food and Feed (PAFF Committee), tenutosi il 19 e 20 luglio, ha proposto di estendere per 10 anni l’autorizzazione dell’uso del glifosate. Proposta che fa seguito allo studio pubblicato dalla European Chemical Agency (ECHA), nel marzo scorso, secondo il quale non ci sono prove scientifiche per classificare il glifosate come cancerogeno1, confermando gli indirizzi già espressi dall’EFSA, e da altri organismi scientifici internazionali quali BFR, WHO/FAO, PMRA (Canada), e cioè che è improbabile che la sostanza sia genotossica o che presenti una minaccia di cancro per l'uomo e che, quindi, non pone un reale rischio per la salute umana; analogamente le valutazioni di impatto ambientale all’interno degli utilizzi nelle dosi e modalità autorizzate, indicano la non sussistenza di reali pericoli, dato il minimo impatto ecotossicologico della sostanza. Ciò detto, in sede di presentazione della proposta, il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Andriukaitis, nel ribadire la mancanza di elementi scientifici certi per dubitare della sicurezza del glifosato, ha sottolineato l’esigenza di disporre di una chiara maggioranza qualificata a favore della riautorizzazione da parte degli Stati membri. Per tali motivi è indispensabile che anche l’Italia, nelle prossime decisioni tecniche e politiche a livello europeo, sostenga la proposta della Commissione, fondata sulle autorevoli conclusioni dell’ECHA. È bene ricordare, infatti, che se non dovesse essere confermata l’autorizzazione sul glifosate, le aziende agricole italiane verrebbero private di un importante strumento per la gestione malerbologica in tutti i contesti agricoli, rendendole meno competitive rispetto alle aziende di Paesi extra UE, dove la sostanza resterebbe comunque ammessa, provocando ingenti danni economici all’agricoltura italiana, con conseguenze in termini di occupazione, produzione e qualità del comparto agro-alimentare. E tutto ciò potrebbe avvenire nonostante le chiare evidenze e valutazioni sulla non tossicità della sostanza da parte dei più autorevoli enti internazionali. Per tale motivo occorre evitare che le decisioni su di un argomento divenuto di grande attualità, siano basate su comunicazioni non obiettive, oggetto di una battaglia ideologica non supportata da validi tesi scientifiche, che potrebbero solo generare confusione nell’opinione pubblica. Occorre poi ricordare che la sostanza attiva è oggi un elemento difficilmente sostituibile per quanto riguarda l’agricoltura conservativa che rappresenta una soluzione innovativa per la gestione dell’agricoltura e per la tutela dell’ambiente (risparmio di acqua, combustibile, ecc.). Fermo restando che i prodotti alternativi presenti sul mercato hanno costi maggiori e rese inferiori. Infatti, le alternative al glifosate attualmente disponibili sono meno efficaci, quindi necessitano di dosaggi più elevati, con costi notevolmente superiori (ad esempio un trattamento sulla vite arriva a costare anche trecento euro ad ettaro, più del triplo rispetto al glifosate), senza contare la possibilità di instaurarsi di regimi di monopolio su specifici prodotti. Ribadiamo, da ultimo, come gli agricoltori pongono rilevante attenzione alla sicurezza dei prodotti alimentari ed allo loro qualità, come dimostrato dai recenti dati sui residui, alla tutela fertility and development. RAC also concluded that there was insufficient evidence to support the proposal of the DS to classify glyphosate for specific target organ toxicity after repeated exposure (category 2). However, RAC agreed with the DS that the existing classifications for eye damage (category 1) and long term hazard for the aquatic environment (category 2) should be retained and that no classification for any of the other hazard classes was warranted.” – [European Chemicals Agency (ECHA) (2017), “Explanatory note on an opinion proposing harmonised classification and labelling of glyphosate]. dell’ambiente, fermo restando la necessità di disporre di idonei strumenti di controllo delle malerbe e di difesa e, quindi, di assicurare la sostenibilità economica delle aziende e del sistema produttivo. In relazione al quadro descritto, chiediamo che in occasione delle prossime scadenze in cui i Paesi Membri saranno chiamati a pronunciarsi (le prime valutazioni sulla proposta della Commissione dovranno essere trasmesse a Bruxelles entro il prossimo 4 agosto), l’Italia esprima il proprio parere positivo in merito al rinnovo dell’autorizzazione del glifosate, con particolare riferimento alla riunione dello Standing Comitee on Plants, Animals, Food and Feed (Scopaff) in cui verrà presa la decisione finale. Con l’auspicio che le nostre richieste possano essere prese in considerazione e rimanendo a disposizione per qualsiasi confronto sulla materia, porgiamo i nostri più cordiali saluti