ANAGNI - In centinaia hanno preso parte alla manifestazione contro il piano di riordino sanitario della Polverini che prevede la chiusura dell'ospedale di Anagni a partire da gennaio.">

IN TRINCEA PER SALVARE L'OSPEDALE CITTADINO

ANAGNI - In centinaia hanno preso parte alla manifestazione contro il piano di riordino sanitario della Polverini che prevede la chiusura dell'ospedale di Anagni a partire da gennaio.

Barricate per l’ospedale di Anagni. Il nosocomio cittadino, infatti, secondo il piano di riordino della sanità laziale varato dalla governatrice Renata Polverini, è destinato alla chiusura: gli 81 posti letto saranno di fatto azzerati, i reparti chiusi, il pronto soccorso smantellato. Dell’ospedale civile resteranno soltanto gli ambulatori, la dialisi, la postazione del 118 e un primo intervento privo di personale medico, con 10 posti di assistenza infermieristica e la reperibilità del medico di base. Se la Polverini parla di “riconversione”, è chiaro invece che si tratta di una chiusura di fatto. Stesso destino capitato alla maggior parte degli ospedali provinciali, fatta eccezione per Sora, Cassino, Frosinone (largamente insufficiente a coprire tutta l’area nord) e Alatri. Quest’ultima struttura dovrebbe essere posta a servizio dell’area nord della Provincia, sebbene sia evidente a chiunque conosca il territorio che è di fatto difficile raggiungere da Anagni, da Paliano, da Acuto un ospedale a 40 minuti di curve di distanza. Un piano di riordino che, come è chiaro, ha scatenato vere e proprie proteste. A Pontecorvo è stata occupata l’autostrada, a Subiaco idem. Ad Anagni la Das ha organizzato, in poco più di 24 ore, un corteo di protesta che dal capezzale dell’ospedale cittadino ha raggiunto il palazzo comunale, dove si è svolto un consiglio comunale straordinario convocato proprio per contestare il piano Polverini.
La protesta si è svolta sabato scorso: in centinaia hanno aderito all’appello del sodalizio presieduto da Alessandro Compagno, in un unanime grido d’allarme per la sanità ciociara. La chiusura dell’ospedale di Anagni, infatti, priverebbe 60mila utenti di un importante punto di riferimento, mettendo in discussione per un intero territorio il fondamentale diritto alla salute. Un tema, questo, sottolineato a più riprese dai tanti interventi di sindacati, politici, cittadini, operatori sanitari che hanno preso parte al sit-in di sabato e al successivo corteo. Il consiglio comunale, invece, ha portato all’elaborazione di un documento unitario con il quale si chiede alla Polverini di tornare sui suoi passi, ascoltando le esigenze dei territori che è stata chiamata a governare. Ma la sordità della presidente regionale ai disperati appelli delle province appare evidente. Non si intravede all’orizzonte nessuna inversione di marcia, mentre a essere presa di mira è la scelta politica della Polverini, attaccata da destra e da sinistra. Non è stato risparmiato dalle critiche l’onorevole del Pdl Franco Fiorito, capogruppo alla Pisana, decisamente latitante su questa vicenda: dopo essersi incatenato ai tempi della giunta Marrazzo contro la chiusura del reparto di ostetricia al grido di “Voglio nascere anagnino”, la sua assenza di fronte alla definitiva chiusura dell’ospedale è stata notata da cittadini e politici, soprattutto di opposizione. Intanto la lotta per una sanità più equilibrata non si ferma e i sindaci del territorio si stanno organizzando per tutelare le città e i comuni da una potenzialmente irreparabile privazione di servizi essenziali, come pronto soccorso, reparti, ospedali.