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VIDEOCON: DOPO GLI INDIANI ARRIVANO I CINESI

ANAGNI - Il piano industriale parte dal riassorbimento di 1085 operai, e se poi saranno avviate altre produzioni, l'azienda potrebbe arrivare a occupare fino a 2.469 unità.

Il gruppo OttoItalia, la cordata cinese che intende rilevare lo stabilimento della Vdc Technologies, ha illustrato il piano analitico presentato al Ministero dello Sviluppo Economico. Nell'ambito di una iniziativa promossa dall'Adiconsum, Antonino Lo Monaco ed Enrico Marchiori della società Cesim, consulente del gruppo finanziario asiatico, hanno fatto il punto della situazione alla presenza di numerosi rappresentanti dell’amministrazione comunale, del sindaco di Arpino Fabio Forte e dell’eurodeputato Francesco De Angelis, oltre che di alcuni rappresentanti sindacali di Ugl, Cisl e Uil.
Per ben  tre volte OttoItalia (cordata composta da China Meiqi Holdings Group e Changhong Group) ha presentato il proprio progetto, opportunamente approfondito di volta in volta, al Ministero dello sviluppo economico. Il primo piano sintetico, ha spiegato Lo Monaco: "serviva come presentazione del gruppo per poter valutare se il soggetto fosse o meno accreditabile". Fin da allora, la Cesim spiegò "per garanzia di tutti, soprattutto per il futuro degli operai, che maggior credibilità sarebbe venuta dalla verifica sostanziale della garanzia, che proviene da un gruppo autonomo, non dipendente dai finanziamenti pubblici su cui invece vertono tutti gli altri progetti". Un secondo piano più esteso, contenente "i partner operativi e finanziari disposti alle trattative", ha cominciato "a dare credibilità e interesse". Tuttavia, secondo il rappresentante della Cesim, i numeri straordinari presentati dai cinesi (fino a 300 milioni di investimento, 2469 occupati tra lavoratori diretti e indiretti su numerosi prodotti diversificati, con un core business costituito da televisori, fotovoltaico e solare termico) sembrerebbero aver "disturbato delle situazioni in corso". Il piano industriale, presentato il 25 gennaio scorso, parte dal riassorbimento di 1085 lavoratori impiegati sui tre progetti del core business; se poi saranno avviate altre produzioni, (accessori, ricambi, semilavorati, sistemi informatici, led, wc intelligente, veicoli elettrici, ricerca e design), l'azienda potrebbe arrivare a occupare, appunto, fino a 2.469 unità. Anche i lavoratori della Tdi, l'ex centro ricerche della Vdc, sarebbero riassunti. Il piano di OttoItalia è stato riconsiderato alla luce del fermo produttivo deciso dalla proprietà indiana, con la quale Lo Monaco ha lamentato l'esistenza di rapporti difficili: "Abbiamo dubbi - ha detto - sulle reali intenzioni degli indiani e perplessità sulla importante situazione debitoria che temiamo possa portare anche alla liquidazione della società". Debiti che i cinesi non intendono comunque accollarsi. Il gruppo OttoItalia, che sarebbe intanto in trattativa per l’acquisizione della Merloni nelle Marche, lancia quindi il suo "ultimatum": "Il gruppo finanziario - ha infatti aggiunto Lo Monaco - oltre a essere disponibile a sviluppare tale iniziativa, ha anche espresso più volte di non voler perdere tempo in chiacchiere e concertazioni, tanto che ha posto dei termini tali che, se non si ottengono parametri certi in un tempo accettabile, dobbiamo cercare subito un altro sito di insediamento. A questo punto non nascondo che  abbiamo già iniziato a guardare altrove, come già comunicato agli indiani". Al termine della presentazione, fatta alla stampa in nome della trasparenza, Lo Monaco ha narrato il viaggio di recente fatto in Cina, presso gli stabilimenti dei gruppi interessati, illustrando l’organizzazione dei gruppi, i prodotti realizzati e la loro qualità.