SI RIACCENDE LA SPERANZA SUL FUTURO DELL'OSPEDALE

Il Consiglio di Stato ha riacceso la speranza per l'ospedale: nei giorni scorsi, infatti, ? stato depositato il decreto che sospende, in via cautelativa, la chiusura del Pronto soccorso e delle strutture connesse.

Il Consiglio di Stato ha riacceso la speranza sul futuro dell’ospedale di Anagni: nei giorni scorsi, infatti, è stato depositato il decreto che sospende, in via cautelativa, la chiusura del Pronto soccorso e delle strutture connesse almeno fino alla camera di consiglio del 26 agosto, quando il giudice entrerà nel merito del ricorso del Comitato “Salviamo l’ospedale di Anagni”. All’iniziativa spontanea del gruppo di cittadini che si è mobilitato per evitare la chiusura del nosocomio, infatti, è dovuto questo inaspettato “miracolo” estivo: sono stati i cittadini, infatti, a organizzarsi per inoltrare ricorso al Tar del Lazio contro il decreto di chiusura del nosocomio anagnino varato dalla governatrice Polverini. Con il fondamentale sostegno dell’avvocato Simone Dal Pozzo, che ha curato l’intero iter giudiziario, il comitato è arrivato fin davanti ai giudici amministrativi, ma il primo pronunciamento del Tar non è stato favorevole. Tutt’altro che disposti ad arrendersi, i membri del comitato hanno deciso di arrivare fino al Consiglio di Stato, chiedendo la revisione della sentenza emessa dal Tar e ottenendo un primo, importantissimo, risultato: la momentanea salvezza del Pronto soccorso che, per lo meno, consentirebbe ai cittadini di Anagni e del comprensorio di vedersi garantita l’assistenza in emergenza. Soddisfatto di questo primo, parziale risultato (per cantare vittoria, infatti, è necessario attendere il 26 agosto) l’avvocato Dal Pozzo: “Questo provvedimento si aggiunge agli altri già ottenuti in altri ricorsi di cui mi sono occupato in Abruzzo e in Molise, che hanno portato a salvare i piccoli ospedali. C'è da dire che il Governo, con la recente manovra finanziaria - il decreto legge 98/2011, converito fulmineamente dalla legge 111/2011 - ha cercato di fermare questa azione. L'intervento governativo, in realtà, sebbene ponga seri problemi per una difesa più tranquilla dei diritti dei cittadini, dimostra che i nostri argomenti sono giuridicamente solidi, ma non considera che contiene una pluralità di violazioni della Costituzione. Questo mi ha indotto ha sollevare diverse questioni di legittimità costituzionale così come ho già fatto davanti allo stesso Consiglio di Stato e davanti al TAR Abruzzo. La partita ovviamente non è finita perchè tutto si giocherà all'udienza del 26 agosto, ma certamente si tratta di uno stop all'azione che vuole portare alla definitiva scomparsa dei piccoli presidi ospedalieri”. Inevitabili, però, anche le considerazioni politiche. Se il consigliere regionale del Pd Francesco Scalia ha colto l’occasione per bocciare nel complesso il piano sanitario della Polverini, il consigliere regionale dell’Idv Anna Maria Tedeschi punta il dito anche contro il capogruppo del Pdl alla Pisana: “Il decreto – afferma la Tedeschi - sospende gli atti del Commissario Polverini. Finalmente c’è un organismo che comincia a riportare la giustizia sociale in questa Provincia. Quando tutto sembrava perduto arriva il Consiglio di Stato a riaprire uno spiraglio nella notte buia della sanità ciociara. Quello che la politica avrebbe dovuto fare, o meglio quello che avrebbe dovuto fare il mio collega di maggioranza Fiorito, se non altro per la sua città, lo ha fatto il Consiglio di Stato. Sono sicura che i cittadini di Anagni e dei territori limitrofi sapranno riconoscere chi ha veramente operato per il bene del territorio”.
La vicenda dell’ospedale di Anagni, finora, ha di certo dimostrato l’inadeguatezza della politica di fronte a un problema di assoluto rilievo per la città: non le istituzioni locali – leggasi il comune e la provincia – hanno preso in mano la situazione, contestando in sede politica, amministrativa o giudiziaria la decisione di chiudere il nosocomio, ma i cittadini, autorganizzati in comitato. Ai cittadini si deve anche la riuscita raccolta di fondi che ha consentito di sostenere le spese dell’iter legale. Ai cittadini si deve l’appello al Consiglio di stato. La politica – che non è andata oltre le mere enunciazioni – non è stata in grado di svolgere il proprio ruolo.