L’Inno di Mameli ha aperto i lavori della prima assemblea pubblica di Unindustria, l’associazione datoriale delle province di Roma, Frosinone, Viterbo e Rieti che è stata portata a battesimo ieri dal presidente Aurelio Regina, alla presenza della sua squadra di vice presidenti e con madrina d’eccezione la numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia. Molti i contenuti simbolici della manifestazione che ha segnato la nascita della nuova realtà associativa: la concomitanza con i 150 anni di storia unitaria dell’Italia e l’importante ruolo svolto in oltre un secolo dalle imprese; la scelta del luogo in cui svolgere l’assemblea, sospeso tra il sogno di un “mondo magico” e la realtà di un importante investimento in termini di risorse e di sviluppo; la necessità di trovare nuove strade di crescita per superare e fronteggiare la crisi che non sembra ancora intenzionata a cedere il passo. Emblematico dell’importanza riconosciuta a questa nuova realtà del Lazio è stato il messaggio inviato dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha auspicato il rilancio del sistema Italia proprio a partire da Roma e dal Lazio. Ricordando l’importanza di una nazione unitaria prima e dell’integrazione europea poi per l’economia e lo sviluppo imprenditoriale del Paese, il Presidente della Repubblica ha sollecitato un sereno confronto sulle scelte di politica economica e industriale che attendono l’Italia.
La appassionata relazione del presidente Aurelio Regina ha immediatamente scoperto le carte: il leader di Unindustria ha chiesto risposte certe dalla politica per poter sostenere adeguatamente le sfide che le imprese si trovano quotidianamente a fronteggiare. Una riflessione, quella di Regina, che ha inserito appieno il sistema Lazio nel contesto di un panorama europeo e internazionale proiettato ben oltre i confini: la preoccupazione sui riflessi economici derivanti dalla tragedia che ha investito il Giappone è stata legata alle opportunità rappresentate dalle rivoluzioni all’insegna della libertà che stanno interessando il Nord Africa. «Quanto sta accadendo - ha detto - è la prova della vitalità del nostro tempo: velocità di comunicazione, di produzione e di cambiamenti nel mondo politico e noi non possiamo farci trovare impreparati». Quindi il ruolo della politica, che deve essere «attenta alle necessità della nazione con riforme più coraggiose per dare impulso alla crescita». Regina ha poi ammonito: «Se l’Italia sta arrancando oggi è per l’incapacità di tutta la politica a predisporre gli strumenti per valorizzare l’impresa». Strigliate per la riduzione dei fondi alla cultura, importante settore di crescita soprattutto a Roma e nel Lazio, ma soprattutto un richiamo al governo a intraprendere con convinzione le riforme fiscale e del mercato del lavoro: «Le imprese - ha ammonito - ne hanno bisogno». Ancora critiche, poi, per la mancata chiarezza in merito alla gestione degli incentivi e all’impianto normativo sulla green economy: «Non si possono continuamente cambiare le leggi per non penalizzare i tanti investimenti in corso su un settore di grande potenzialità, sul quale è necessario calibrare gli incentivi per evitare speculazioni». Regina ha evidenziato poi i ritardi del Paese in termini di ricerca, innovazione tecnologica, formazione, sulla necessità di alleggerire il carico fiscale sulle imprese e le famiglie auspicando un «riequilibrio del carico impositivo» e l’uso dei proventi per la lotta all’evasione per «ridurre il cuneo fiscale, accrescendo la dimensione etica del rispetto delle norme e innescando per la prima volta un automatismo nella riduzione delle imposte».
Dalla pubblica amministrazione Unindustria si aspetta inoltre interlocutori certi e preparati, scelti per le loro competenze e non per l’appartenenza politica. Anche un nuovo modello di relazioni sindacali e di repliki zegarków rappresentanza è stato invocato da Regina, che ha concluso auspicando l’adeguamento del “modello” Lazio a quello delle principali realtà europee: investimenti importanti per migliorare le infrastrutture, semplificare la burocrazia, qualificare il turismo congressuale, nautico, religioso, sportivo. Il tutto mirando a due grandi appuntamenti, ai quali il sistema imprenditoriale insieme alle istituzioni e agli enti locali devono arrivare pronti: le Olimpiadi del 2020 e il giubileo del 2025. «L’italia non è perfetta, ma è sempre stata un’imperfezione ottimista: servono - ha concluso Regina - un buon sistema economico con regole chiare, fiducia in chi arbitra, stesse opportunità in partenza, niente illeciti. Il paese ha le energie per vincere e dobbiamo liberarle ora».
A raccogliere le critiche di Regina il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, che ha portato i saluti del premier Berlusconi e dei ministri Romani e Tremonti, tutti impossibilitati a partecipare per sopraggiunti impegni internazionali. Letta ha apprezzato «la relazione lucida, profonda, responsabile e problematica, ma anche fortemente critica del presidente Regina», assicurando un’attenta riflessione sui problemi posti anche da parte del Consiglio dei Ministri «facendo tesoro di tutti i suggerimenti andando a valutare i motivi delle carenze per porvi rimedio».
Tuttavia non c’è stato il sottosegretario a incassare passivamente le critiche, e ha rilanciato: «Regina ha denunciato l’incapacità della politica di valorizzare il patrimonio e le potenzialità indiscusse rappresentate dall’
impresa italiana e ha fatto bene, perché sono tante le lacune delle istituzioni e le carenze della politica, non sempre all’altezza dei tempi e capace di dare risposte tempestive all’impresa che invece ne ha bisogno. E’ giusto che tutte le istituzioni, anche la Regione, siano chiamate alla responsabilità almeno di accompagnare, se non di indirizzare i cambiamenti. Ma è poi vero che la colpa è solo della politica e delle istituzioni? Chiedo - ha incalzato Letta - se anche gli imprenditori non debbano fare uno sforzo in linea con quello che giustamente chiedono agli altri. La cosa che più mi preoccupa è che forse si va affievolendo lo spirito che ha fatto grande il paese, lo spirito imprenditoriale di questa categoria, il talento naturale e la fantasia che hanno assicurato ai nostri imprenditori una posizione di vantaggio. Oggi, invece, molti di quelli che hanno realizzato il loro obiettivo si fermano e non sono più di stimolo e incoraggiamento per i giovani: ritrovate lo spirito e date l’esempio di come trovare la strada della crescita».
E’ stato compito della numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia ribattere a Letta: «Posso assicurare - ha infatti esordito - che nell’insieme gli imprenditori non hanno perso la voglia di fare impresa, nonostante la crisi
devastante: noi ci siamo, vogliamo migliorarci e abbiamo ancora voglia di contribuire alla ricchezza del paese. Certo - ha incalzato - con altrettanta franchezza devo dire che i piccoli imprenditori si sentono soli in una competizione durissima, si sente un gap burocratico, fiscale, dei costi energetici che tutti dobbiamo affrontare senza attribuire le responsabilità agli uni o agli altri». Quindi ha aggiunto: «Confindustria comprende le difficoltà di governare, ma abbiamo bisogno di vedere un percorso che vada avanti, magari su poche cose, ma chiare». Una politica nazionale che non prescinda da quella europea è quanto chiesto dalla Marcegaglia, affinchè l’
Italia ritrovi la sua strada per la competitività. Il raggiungimento del pareggio di bilancio in pochi anni è uno degli obiettivi, per il quale gli imprenditori sono disposti a studiare una riforma che, a parità di pressione fiscale, non gravi ulteriormente su imprese e famiglie; un diverso sistema di contrattazione; approvazione del pacchetto di decreti per la semplificazione; investimenti sulle infrastrutture: «Questo serve - ha asserito la leader degli industriali - per far partire la crescita, insieme alla certezza delle regole». Emblematico, ancora una volta, il caso degli incentivi per il fotovoltaico. Quindi, ancora una volta, la Marcegaglia ha posto sul tavolo la questione dell’
innovazione: «Se rimaniamo indietro - ha ammonito - non riusciremo a competere con chi sta investendo in ricerca, innovazione e università». Infine la Marcegaglia si è soffermata sui nodi della produttività e delle relazioni sindacali: «Il nostro paese non si rende conto delle cose già fatte, abbiamo avviato un progetto di revisione degli assetti contrattuali che sposta il baricentro dal contratto nazionale a quello aziendale, abbiamo inserito la possibilità di fare deroghe con l’accordo dei sindacati. Sono strumenti a disposizione degli imprenditori, ma bisogna avere il coraggio di usarli».
Non a caso l'assemblea pubblica di Unindustria si è svolta presso il parco tematico Rainbow Magicland di Valmontone: esso rappresenta una punta di diamante nel settore dei parchi di divertimento; con le sue 35 attrazioni, alcune delle quali con elementi mai presentati in Italia e una di esse totalmente inedita in Europa, punta a competere con le principali strutture italiane ed europee. La struttura avrà anche un importante impatto sul territorio. Con una capacità di attrazione tale da intercettare, durante i nove mesi di apertura, oltre 3 milioni di turisti ogni anno, il Parco punta ad un posizionamento tra il quinto e il nono posto nella classifica europea dei “Top 20” per numero di visitatori all’anno già nei primi 10 anni di attività. Sul fronte occupazionale Rainbow MagicLand prevede l’inserimento lavorativo a regime di oltre 2.000 addetti: 1.300 lavoratori saranno impiegati all’interno del Parco e 700 nell’indotto e nelle nuove attività che si verranno a generare.
Dopo l'assemblea omega repliki inaugurale del 15 marzo, sono previste due soft opening per i residenti dell'area di Valmontone ad aprile. I lavori all'interno del parco, intanto, proseguono e la struttura dovrebbe essere completata entro il 26 maggio, data in cui è prevista l'inaugurazione ufficiale.